In genere, quando sentiamo parlare di qualcuno che soffre di frequenti attacchi di fame nervosa, il primo pensiero è che si tratti di “gola” oppure ci giustifichiamo con frasi come “sono una buona forchetta” e “non riesco a controllarmi”.
Su tali basi, i consigli più comuni per evitare la fame nervosa sembrano essere:
- Non comprare “schifezze” per non cadere in tentazione.
- Tenere a portata di mano frutta secca o yogurt per distogliere l’attenzione.
- Ingannare la mente, distrarsi, non pensarci.
- Bere un bicchiere d’acqua.
- Mettere una catena al frigorifero (!)
Avete mai provato a metterli in pratica? Scommetto di sì e scommetto anche che hanno funzionato per un periodo di tempo limitato, poi un bel giorno vi è sembrato che l’impulso di mangiare abbia preso il sopravvento e, senza rendervene conto, avete “perso il controllo”.
Posso immaginare il vostro stato d’animo: senso di frustrazione, sensazione di non valere abbastanza e di essere un fallimento. L’autostima è in picchiata libera.
Fame nervosa ed emozioni
Diciamocelo una volta per tutte: la fame nervosa ha a che fare con le emozioni, non con la forza di volontà.
Chi soffre di forte fame nervosa tende a non entrare in contatto con ciò che prova (emozioni) né tiene conto di ciò che vorrebbe (bisogni). Lo fa in maniera automatica, quasi senza rendersene conto. Sente che qualcosa gli frulla dentro, ma fatica a identificarlo. Così, quelle emozioni non indentificate prendono la forma di un’irrefrenabile voglia di mangiare.
Tutti gli attacchi di fame nervosa hanno a che fare con le emozioni inespresse, represse, negate. E quelle stesse emozioni inascoltate diventano fame e trovano la voce attraverso il cibo.
Facciamo un esempio pratico per capirci meglio.
Noi siamo dei palloncini, le emozioni sono acqua. Ogni volta in cui non abbiamo un posto in cui mettere l’acqua, la buttiamo dentro al palloncino. Quando il palloncino è pieno, straborda e l’acqua esce fuori all’improvviso, non sembra esserci modo di contenerla.
Lo stesso accade a noi: ogni volta in cui non ascoltiamo o non diamo voce a una nostra emozione (ad esempio, sono arrabbiato e mi stampo un sorriso sulla faccia), la buttiamo dentro di noi. Butta dentro un giorno, butta dentro un altro, esplodiamo e quell’esplosione corrisponde, per alcune persone, a un fortissimo impulso di mangiare.
In conclusione, la forza di volontà ha esattamente l’effetto opposto a quello sperato: più ci imponiamo di essere rigidi, più le nostre emozioni rimangono inascoltate e premono dentro di noi, fino all’esplosione (abbuffata). Lì si crea il circolo vizioso, perché il giorno dopo l’abbuffata ci si impone di essere ancora più rigidi nel seguire la dieta e questo porta ad ascoltarsi ancora meno e, quindi, a nuove future esplosioni.
Fame nervosa: cosa fare?
L’unico modo per uscire dal tunnel della fame nervosa è quello di ascoltarsi. Certo, è difficilissimo.
È possibile iniziare facendo una mappa dei diversi attacchi di fame nervosa. In pratica, dopo l’attacco è bene provare a fermarsi e cercare di capire quando si sia verificato quali pensieri stessero passando per la vostra testa e quali emozioni potessero esserci in quel momento.
Scoprirete che, con un po’ di allenamento, è possibile rintracciare un filo conduttore tra i diversi attacchi di fame nervosa. C’è chi tende a smangiucchiare perché reprime la rabbia, chi perché non tollera di rimanere da solo, chi perché si è sentito impotente e frustrato. Ognuno ha le sue ragioni e, per affrontare davvero la fame nervosa è necessario comprenderle (altro che forza di volontà!).
Psicologa Alessia Romanazzi