CORONAVIRUS: CHE COSA CI MANCA DAVVERO?
La situazione che stiamo vivendo è strana ma, al contempo, davvero straordinaria. Nella mia esperienza lavorativa non mi era mai capitato di non poter accogliere i miei pazienti dandogli la mano, disinfettare la scrivania dopo ogni seduta o, ancor peggio, non poter andare a lavoro.
È successo tutto con una tale rapidità che solo ora mi sto rendendo conto di quanto la vita di tutti noi si sia dovuta necessariamente fermare.
Eppure, non immaginavo che un virus potesse essere in grado di creare così tanto “rumore”. È così piccolo che lo si può vedere solo in laboratorio, ma spaventa così tanto.
Questo evento mi ha portato a diverse considerazioni che voglio condividere con voi: in primis, mi rendo conto di quanto tutti noi abbiamo paura di ciò che ci può far male e che non si può vedere. Succedeva anche all’uomo delle caverne, che andava a caccia di animali feroci, nascosti nelle foreste. Lui non li vedeva, doveva andarli a cercare e loro potevano ucciderlo in qualsiasi momento. È lì che il nostro cervello ha iniziato ad avere paura. Paura per un pericolo che non si vede: puoi solo sentire la paura, che ti avverte che qualcosa di grave sta per succedere.
Tutti noi, oggi, stiamo sperimentando una grande paura: paura di vivere nell’incertezza, di non poter più controllare nulla, di essere così fragili che basta un microscopico virus, invisibile a occhi nudo, a costringerci a fermarci.
Inoltre, mi sono resa conto che, di fronte alle informazioni del telegiornale, andiamo spesso in ansia. Sarebbe bello riuscire a stare di fronte alle notizie da uomini: amare la verità più che la nostra opinione, imparare a cercare la verità più che farsi prendere dal panico.
In ultimo, ho capito che di fronte a certe emergenze, di fronte ai periodi difficili, viene fuori la persona per come essa è veramente: chi è egoista, resta egoista, chi è un uomo di fede, lo è fino in fondo. Vi auguro, in questi giorni, di guardarvi in azione per capire su che cosa veramente state appoggiando la vostra vita, in che cosa consiste la vostra vita, che cosa veramente ritenete importante. Che ciascuno di noi possa sfruttare il tempo al meglio nella ricerca della verità e del significato della vita. Soprattutto vi auguro che riusciate sempre a tenervi presente gli uni e gli altri: c’è chi è più solo, chi fa fatica a mantenersi in una posizione libera, aperta, di verità, di ricerca, di studio e chi fa meno fatica. Abbiamo presente gli uni e gli altri, perché queste occasioni possono aumentare l’individualismo o, al contrario, riscoprire amicizie vere.
La mia speranza è quella di poter tornare presto al mio lavoro quotidiano, non solo perché questo vorrebbe dire che l’emergenza è superata, ma perché ciò ci permetterebbe di ritornare alla normalità, con una consapevolezza nuova: tutto ciò che abbiamo la possibilità di fare nella nostra vita, sono doni, che devono essere vissuti ogni giorno e a cui non vorremmo più rinunciare!
Francesca Tripari, Psicologa